(di Franco Zappacosta)
E’ considerato un caposcuola fra i preparatori di portieri. Roberto Negrisolo (nato a Maccarese il 7 agosto 1943) ne ha forgiato un’infinità e tra tutti quelli che ha avuto sotto il suo magistero spiccano i nomi di Angelo Peruzzi e di Sebastiano Rossi. Il milanista è stato suo allievo nella stagione ‘93-94 quando raggiunse il record d’imbattibilità (929 minuti). Avrebbe dovuto seguire Peruzzi alla Juventus, <ma preferii restare alla Roma, lasciata solo dopo la chiamata del Milan>. Ha allenato anche il grande Peter Schmeichel, il portierone danese papà dell’attuale custode della porta del Leicester. <La sua squadra, il Broendby, veniva un paio di volte l’anno a Trigoria per alcuni stage e al portiere pensavo io>.
Negrisolo fisicamente non aveva struttura poderosa. Ma era agilissimo, scattante, reattivo, una molla caricatissima sempre. <Un fenomeno> secondo Claudio Di Pucchio. Roberto è un altro dei molti neroverdi che hanno fatto tanta, tantissima strada raggiungendo alti livelli professionali. Non ha mai giocato in A: <Solo alcuni minuti nella Roma in una partita di Coppa delle Alpi in Svizzera nel 1964 quando sostituii l’infortunato Matteucci> racconta. Il riferimento è a Biel-Roma 0-3 di domenica 28 giugno 1964. Ma ha un palmarés di assoluto prestigio.
Eccolo, Roberto, il tabellino della “tua” partita.
Biel: Rosset; Gnogi, Rehmann; Sauer, Leu, Lucenti; Treuthardt, Schmidt, Makay, Graf, Gatti (46’ Favez). All. Ruegsegger
Roma: Matteucci (75’ Negrisolo); Fontana, Corsini; Malatrasi (46’ Frascoli), Carpenetti, Carpanesi; Orlando, De Sisti, Manfredini, Angelillo, Leonardi. All. Krieziu
Arbitro: Gambarotta di Genova
Marcatori: 7’ e 13’ Leonardi, 82’ Manfredini
Negrisolo, si diceva, vanta una lunga serie di successi per essere stato sei stagioni, dal 1991 al 1997, nei quadri tecnici del Milan e per aver lavorato in due riprese alla Roma, dove ha iniziato la carriera di preparatore. Nella sua personale bacheca ci sono: 5 scudetti (4 col Milan, uno con la Roma), una Champions, 1 Coppa Italia, 2 Supercoppe europee, 3 Supercoppe italiane.
Romano simpaticissimo, gioviale, loquace, ancora oggi lo tempestano di richieste per consulenze, tipo: dimmi come posso migliorare quel mio portiere, quali errori deve correggere, dammi uno sguardo a questo ragazzino. Perciò Roberto è sempre in giro per dare consigli, fornire opinioni e giudizi, sottoporre a test giovani virgulti che sognano un futuro tra i pali. Aldegani (Pescara) lo chiama con una certa frequenza. Se al presidente Trevisan e al tecnico Aielli servisse il parere di uno che se ne intende non esitino a contattare Negrisolo: perché lui al Chieti si sente ancora legatissimo. Nonostante sia trascorso oltre mezzo secolo.
<Sì, sono passati più di cinquant’anni> precisa Roberto. Arrivò a Chieti nel 1965, era militare. Tra i pali si alternò con Massimo Bellagamba collezionando 20 presenze.
<Avevo iniziato il campionato ad Empoli, poi fui preso da Angelini per sostituire un giovane e promettente portiere come Belli che tornava al Milan dopo la stagione del prestito al Chieti. Stavo finendo il servizio di leva, arrivavo al venerdì e ripartivo all’inizio della settimana. Quanti ricordi. Ci ripenso e non provo nostalgia che è sempre un sentimento pieno di tristezza. Invece rivivere quel tempo mi dà gioia, mi fa stare bene ed è dunque bello riparlarne senza veli di malinconia. Nell’agosto di quell’estate ottenni una breve licenza per trovare l’accordo con il Chieti. Con Guido Angelini, figurarsi, nessun problema. Poche parole, stretta di mano e firma. Persona straordinaria. A Chieti mi trovai subito benone: bella città, gente ospitale e un gruppo di compagni giovani con i quali entrai immediatamente in sintonia. Purtroppo non fu una stagione positiva, gruppo tecnicamente valido ma forse doveva essere affidato a un allenatore più esperto di Stucchi, tipo un po’ strano. A Salerno avrebbe voluto colpire col pallone Tom Rosati>.
I tuoi compagni di allora.
<Uno bravissimo era Narciso Pezzotti che qualche anno dopo consigliai a Silvano Bini. All’Empoli serviva un centrocampista capace di organizzare il gioco, Bini mi ascoltò e lo prese dal Chieti nel ’67. Con l’Empoli giocava anche Franco Pezzato. Sì, quello che in seguito con la Spal avrebbe realizzato quattro gol al Chieti. Dividevo la camera con lui, Narciso dormiva in un’altra a fianco. Fare scherzi mi ha sempre divertito. Pezzotti una volta si alzò per andare in bagno. Io che ho sempre dormito pochissimo, a quei tempi non più di due ore a notte, me ne accorsi e lesto m’infilai sotto il suo letto. Quando Narciso tornò tirai fuori un urlo pazzesco afferrandogli tutti e due i piedi. Lui spaventato a morte urlò più forte, era bianco come un lenzuolo. “Quanto sei scemo” mi disse. Beh, mi resi conto di aver esagerato. Pezzotti e Pezzato da Empoli si trasferirono insieme alla Spal. Pezzato parlava nel sonno, interi discorsi. Gli ponevo domande e lui - incredibile - rispondeva a tono, dormendo. Gli dicevo: “Quell’allenatore bisogna farlo fuori”. Pezzato replicava: “Sì, bisogna farlo fuori”, senza svegliarsi. Caso inspiegabile di sonnambulismo>.
Certo era ben sveglio quella domenica dell’autunno del ’77 quando a Ferrara affrontò il Chieti di Giammarinaro sconfitto 5-1.
<Pezzato era un vero talento, uno di quelli che hanno avuto una carriera ben al di sotto dei meriti e delle qualità. Ma parlavamo dei compagni di quel Chieti. A maggio di un anno fa ho rivisto a Teramo William Martegiani e Antonio Lancioni in occasione di una simpatica rimpatriata ideata dal figlio del presidente Giuseppe Gadaleta. Assieme ad altri tifosi teramani ha voluto ricordare il torneo intitolato al padre, che si svolse per dieci anni, dal 1964 al 1974, e tra i tanti ex giocatori che ne furono protagonisti, gli organizzatori hanno pensato anche a me. Probabilmente non hanno dimenticato che il Chieti era stato presente a una edizione della manifestazione ed aveva fatto un figurone con me in porta. Raduno allo stadio Bonolis, agli invitati è stata consegnata una targa personalizzata, poi tutti insieme ci siamo intrattenuti a pranzo. E’ stata una bellissima giornata>.
Vengono aperti altri cassetti della memoria.
<Una volta vidi affidare dal presidente Angelini a Martegiani una busta piena di denaro. “William, tienila per un paio d’ore. Poi la riprendo”. Indovinate quanti soldi c’erano dentro? Dieci milioni! Non li contammo noi, ovviamente, ce li fece poi vedere il presidente. A Milano ho anche avuto modo di incontrare Roberto Vitaloni, uno dei nostri difensori. Veniva dal vivaio del Milan. Siamo ancora in contatto, allena una squadra di ragazzini. E poi ho un ricordo particolare di un giovane compagno, Bacci, per un suo singolare modo di pensare. Allora per gli esclusi dalla formazione che veniva mandata in campo non c’era panchina. Lui però non andava in tribuna con gli altri. Restava lì, vicino agli spogliatoi della Civitella, sotto la gradinata, perché pensava “Qualcuno può dare forfait all’ultimo momento e magari c’è bisogno di me…”>. Carlo Bacci quell’anno segnò tre gol, tutti concentrati nell’arco di 8 giorni. Incredibile! 21 novembre 1965 Chieti-Cosenza 2-1, doppietta; 28 novembre 1965 Pescara-Chieti 2-1, rete neroverde di Bacci.
Dopo Chieti, sei passato a Empoli e Avellino.
<Ad Avellino avevo Pierpaolo Marino come raccattapalle. Poi tanta Toscana: Montevarchi, Siena, Grosseto, ancora Empoli. Quando ero a Montevarchi, con Angelillo allenatore, pensavo al matrimonio. Ma lei non voleva che mi trasferissi al Siena. Inoltre stavo già comprando casa a Fregene e insisteva perché si restasse ad abitare a Montevarchi. Tutto andò a monte, non mi sono mai sposato, sono rimasto single. A Fregene ho una casa con milletrecento metri quadri di giardino. Ho finito la carriera a Grosseto quando ormai mi tormentava una dolorosa ernia del disco. Andavo avanti a forza di iniezioni che oggi sono vietatissime. Lì c’erano gli allievi che si allenavano prima della squadra maggiore, attorno alle due del pomeriggio. Cominciai in quel periodo a seguire un giovanissimo Bistazzoni. Iniziò così il mio lavoro di preparatore dei portieri. In seguito mi chiamò Salvemini ad Empoli dove sono rimasto a lungo. Ho lasciato perché Bini non mantenne la promessa di aumentarmi lo stipendio. Dopo tante mie insistenze si decise a ritoccarmi l’ingaggio ma fissò la durata del contratto a dieci mesi, non più a dodici, per due mesi non avrei intascato una lira. Una presa in giro e lo mollai dopo aver creato un paio di buoni elementi, per esempio Paradisi>.
Roma e Milan le punte più alte della tua carriera.
<A Grosseto avevo conosciuto Rocca e fu lui a procurarmi i contatti con la società giallorossa dopo la partenza di Ginulfi. Primo impegno nel 1981 con la Primavera allenata da Benetti. Nel settore giovanile presi ad allenare gente come Onorati, Gregori, Savorani, Fimiani. In quella formazione c’erano anche ragazzi sedicenni che si chiamavano Di Livio e Desideri. Ho lavorato inoltre con Cudicini junior che chiamavamo il “ragnetto” per distinguerlo dal papà, il “ragno nero”. Al Milan mi sono occupato di Sebastiano Rossi, Antonioli, poi di Ielpo e Pagotto, uno che prometteva tanto ma purtroppo si è rovinato con le proprie mani. Altro allievo Roberto Colombo, un atleta semplicemente esemplare, ha giocato fino a poco tempo fa, e con Aldegani mi sento ancora oggi. Altri portieri con i quali ho trascorso tante ore in campo sono stati Coppola, Pegolo, Lamanna, Jacobucci. Nel secondo periodo alla Roma ho avuto Zotti, Curci e Amelia che non dimentichiamolo è un campione del mondo>.
Ora su chi punteresti?
<Decisamente sul figlio di Angelo Peruzzi. Si chiama Mattia, è nato nel 2002, gioca nel Blera. Diventerà più forte del padre. C’è già stato un tentativo della Juve per tesserarlo. Adesso si parla molto di Donnarumma ma il ragazzo deve migliorare, sbaglia ancora molte cose, deve correggersi. Tra gli emergenti italiani mi piace Scuffet, ma il più forte di tutti presto sarà Alisson, il brasiliano della Roma. In Europa Curtois è tra i migliori. Io continuo a scommettere sui giovani portieri serbi, croati, slavi in generale. Hanno potenzialità enormi. Avete presente il Radunovic dell’anno scorso ad Avellino, ora alla Salernitana? Ecco il tipo di atleta dal quale tirar fuori un portiere importante a patto di sottoporlo a un lungo addestramento specifico>.
Torniamo al Chieti. Sfoglia il tuo album personale.
<Corso Marrucino. Quante passeggiate dalla piazza dove c’è il teatro fino alla villa comunale. E poi non dimentico il risotto ai funghi del ristorante Venturini. Ambiente sereno, Angelini ci teneva moltissimo ad ottenere grandi risultati, nel calcio non ha avuto grande fortuna. In società ricordo il segretario Visini e il ragioniere con gli occhiali, Enzo (D’Amicodatri n.d.a.). L’alloggio di noi giocatori era vicino a piazza Trinità, a ordine e pulizie delle stanze pensava Bambina, una signora che mangiava peperoncini piccantissimi, interi, uno dopo l’altro. Un giorno mi misi un foulard intorno alla testa e bussai alla porta. “Chi è?”. “Sono la fidanzata di…”. Quando aprì anche lei cacciò un urlo. Ero molto amico di Pezzotti. Avevamo un amico pittore, non ne rammento il nome. Mi regalò un quadro, aveva ritratto il paese di Pettorano sul Gizio>.
A Chieti non sei mai più tornato.
<No. Oddio, una volta ho affrontato il Chieti da avversario. Mi sembra forse nel ’79-80. Giugno, ultima giornata, ero con l’Empoli e perdemmo 2-1. Conto sempre di rivedere la città perché ce l’ho nel cuore, poi non ce la faccio mai. Presto conto di andare a Pineto e prometto di fare un salto a Chieti. Non potremo prendere l’aperitivo al Piccolo bar che mi hanno detto non c’è più. Andremo al Vittoria o alla Casina dei Tigli>.
Chieti-Empoli 2-1 fu anticipata al sabato 7 giugno 1980 perché era una gara ininfluente sulla classifica (Chieti già retrocesso, Empoli salvo).
Chieti: Violini; Mattolini, Carpineta; De Canio, Bertuolo, Nardello (50’ Beccaria); Monzani, Sassanelli, Tomba, Di Donato, Antignani. A disposizione Marigo, Cavallari. All. Volpi
Empoli: Paradisi (46’ Negrisolo); Malerba, Salvadori; Martelli, Papis, Panizza; Perrone (46’ Tintorini), Lucchi, Ciulli, Vescovi, Amendola. A disposizione Meloni. All. Salvemini
Arbitro: Valente di Monfalcone
Marcatori: 25’ Tomba, 46’ Lucchi, 84’ Tomba
Note: 59’ espulso Vescovi
Un augurio ai tifosi neroverdi.
<So che la squadra è finita nelle categorie regionali e che adesso sta disputando il campionato di Eccellenza. Spero torni presto là dove è sempre stata, almeno in serie C. Non dimentico i tempi di Angelini quando il Chieti era una delle piazze più ambite. Si, deve tornare a quei livelli>.
Se il Chieti ti chiedesse di dare uno sguardo ai suoi portieri?
<Arriverei di corsa>.