JESI
Coordinate GPS: Latitudine:43°31′22.04″- Longitudine:13°14′38.22″
Altitudine: 97 metri s.l.m.
Popolazione: 40.200 abitanti
(veduta di Jesi)
Jesi è situata nella bassa valle del fiume Esino, su una collina dalle dolci asperità; il suo territorio si estende su una superficie di 107 km² e comprendendo i comuni limitrofi e collinari la sua area raggiunge circa 93.000 abitanti.
È una città di antiche e importanti tradizioni industriali che le sono valse, sin dalla fine dell'Ottocento, l'appellativo di "Milano delle Marche" ed è la terza maggiore città della provincia di Ancona dopo il capoluogo e Senigallia.
La leggenda narra che Jesi venne fondata da Esio, re dei Pelasgi, qui giunto direttamente dalla Grecia nel 768 a.C. e che donò il simbolo di un leone rampante al blasone cittadino, come si legge anche su un'iscrizione presente sulla facciata del Palazzo della Signoria recante lo stemma cittadino. Questo mitologico sovrano fu considerato il capostipite degli Etruschi, dei Sabini e dei Piceni.
Storicamente invece si ritiene sia stata fondata dagli Umbri.
Nel IV secolo a.C. i Galli Sénoni, popolazione celtica scesa dal nord e così chiamata dalla loro città di provenienza (l'odierna Sens in Francia), scacciarono gli Umbri e si stanziarono sulla costa orientale dell'Italia, da Rimini ad Ancona, in quello che venne poi denominato Ager Gallicus. Vi fondarono Sena Gallica (Senigallia), che divenne la loro capitale, stabilirono il confine meridionale del loro dominio sul fiume Esino e, come già gli Umbri, fecero di Jesi l'ultima roccaforte di difesa contro i Piceni.
Per oltre un secolo si verificarono diversi scontri fra i Galli Sénoni e i Romani finché, a seguito della battaglia del Sentino del 295 a.C., Roma sconfisse definitivamente i popoli italici e nel 283 a.C. i Galli Sénoni furono debellati e sottomessi.
Nel 247 a.C. venne trasformata nella colonia civium romanorum di Aesis e incorporata nella Regio VI Umbria. Nacque così il municipium di Aesis con una struttura urbanistica corrispondente al modello del castrum, modello sostanzialmente rimasto intatto. I Romani costruirono anche un'importante via di comunicazione, la Via Salaria Gallica, che passando proprio per Jesi collegava la Via Flaminia alla Via Salaria.
Con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente nel 476 d.C. ad opera delle truppe di Odoacre, Jesi venne devastata dagli stessi. Qualche anno dopo, nel 493, con la conquista dell'Italia da parte degli Ostrogoti di Teodorico fu distrutta nuovamente.
Nel 751 i Longobardi conquistarono e devastarono Jesi. In seguito alle invasioni dei Franchi del 752-754, il loro re Pipino il Breve, conquistò Jesi e i territori limitrofi e li donò all'autorità di papa Stefano II Orsini, creando lo Stato della Chiesa e dando quindi inizio al potere temporale dei Papi.
A partire dall'VIII secolo l'azione dei monaci benedettini diede vita, nella valle dell'Esino, ad innumerevoli abbazie. Ma la dominazione papale portò a una crisi finanziaria, sociale e culturale che spesso sfociò in varie sanguinose rivolte, che talvolta miravano a riportare il dominio dei Longobardi. Solo nel 773 l'esercito dei Franchi di Carlo Magno riuscì a sconfiggere definitivamente i Longobardi.
Nel 1130 Jesi si erse a Libero Comune con un proprio governo autonomo, podestà, consoli e scuole di arti e mestieri. Fu il periodo d'oro della città, in cui si elaborarono gli statuti, si costruirono i palazzi del Podestà, del Comune e la Cattedrale intitolata a San Settimio e si fortificarono le mura sul tracciato di quelle d'epoca romana.
Durante il XII secolo e quelli successivi nobiltà locale, artigiani e commercianti s'allearono fondando la cosiddetta Respublica Aesina e cominciarono la conquista del Contado, che sottrassero ai grandi feudatari laici ed ecclesiastici, più conosciuti come Castelli di Jesi. Questa espansione territoriale creò scontri furiosi con i vicini più potenti, fra i primi la repubblica di Ancona, con la quale si susseguirono lunghe e dure lotte per il possesso della valle dell'Esino nel tratto che va da Chiaravalle al mare.
Il 26 dicembre 1194 nacque, in una tenda imperiale nella piazza centrale della città, (l'antico Foro romano) l'imperatore Federico II, che donerà a Jesi il titolo di "Città Regia" che sanciva importanti diritti di piena autonomia, ampi privilegi sul dominio del Contado e libertà comunali che la Chiesa, con il suo alterno dominio, non poté più abrogare. Jesi passò così definitivamente alla fazione ghibellina e le sue fortune politiche saranno legate per anni a quelle di Federico II e dei suoi figli Enzo e Manfredi con l'ottenimento di privilegi imperiali seguiti da inevitabili scomuniche ecclesiastiche.
Seguono decenni di lotte per il potere; nonostante la caduta sotto il dominio papale della Romagna e di Ancona, Jesi, in un primo momento e grazie ai privilegi imperiali, riuscì a mantenere l'autonomia della sua piccola repubblica, ma nel 1447 la Chiesa riuscì a riprenderne il controllo, comprando la città.
A partire dalla seconda metà del Quattrocento si modificò profondamente il volto architettonico della città con la costruzione di nuove chiese e palazzi e la progressiva espansione urbanistica fuori dalla cerchia delle vecchie mura.
Dopo secoli di dominio papale nel 1808, con l'annessione delle Marche al Regno Napoleonico nella cosiddetta Repubblica romana, Jesi diviene uno dei capoluoghi di distretto del Dipartimento del Metauro. Con la caduta di Napoleone a Waterloo e la successiva Restaurazione del 1815, Jesi ritornò di nuovo sotto i papi, ma cominciò a prendere forma una concezione laica e borghese dello Stato. Nei primi decenni dell'Ottocento si iniziò a Jesi un graduale processo di industrializzazione con la nascita delle prime manifatture per la seta. Le vicende risorgimentali che condurranno all'unità d'Italia coinvolsero diversi personaggi jesini tra cui il marchese Antonio Colocci, eletto nel 1849 quale rappresentante della Provincia di Ancona all'Assemblea Costituente della Repubblica romana e poi, dopo l'Unità, deputato e senatore del Regno.
Nel 1969 è stata sede d'un Convegno Urbanologico Internazionale promosso dall'UNESCO, che l'ha segnalata come "città esemplare" per l'integrazione architettonica dei suoi vari periodi storici. Dal 1996 in città si svolge il Palio di San Floriano, manifestazione medioevale che prevede la partecipazione di tutte le città limitrofe e dei castelli jesini.
Jesi ha una storia sportiva fervida,indissolubilmente legata al Club Scherma,in particolare alla disciplina del fioretto, che le permette di essere oggi la città più medagliata al mondo nella storia delle Olimpiadi con un palmarès che annovera ben 22 medaglie, di cui 14 d’oro, 2 d’argento e 6 di bronzo. La città ha dato i natali ai campioni olimpici Stefano Cerioni, Giovanna Trillini, Valentina Vezzali (diventata nel 2012 l'atleta italiana con il maggior numero di medaglie d'oro vinte alle Olimpiadi) ed Elisa Di Francisca, tutti allievi del maestro Ezio Triccoli a cui è stato dedicato il locale palazzetto dello sport. Il Club Scherma, fondato nel 1947, è stato insignito del prestigioso Collare d'Oro del CONI dal presidente Giovanni Malagò il 13 dicembre 2014.
Oltre ai campioni della scherma appena citati, Jesi ha dato i natali, tra gli altri, anche al ciclista Michele Scarponi e a Roberto Mancini.
COSA VEDERE IN CITTA’:
-Mura di Jesi: la cinta fortificata, tra le meglio conservate dell'intera regione, racchiude il nucleo medievale della città, di compatta forma trapezoidale, per un perimetro di circa 1,5 km. Vennero erette nel XIV secolo sul tracciato delle più antiche mura romane ma nel XV secolo vennero quasi totalmente ricostruite (fa eccezione la parte detta del "Montirozzo") Le mura sono rinforzate da torrioni e presentano sette porte (oggi ne restano aperte solo quattro). La conformazione delle mura varia in rapporto alla morfologia del terreno che presenta livelli di quota differenziati, dalla pianura alla collina; difatti si fanno più alte e imponenti sul versante orientale, posto sui pendii, che hanno cortine rafforzate con scarpata per una maggior difesa contro le armi da fuoco.
-Palazzo della Signoria: uno dei più imponenti palazzi pubblici delle Marche, fu costruito tra il 1486 e il 1498 dal celebre architetto senese Francesco di Giorgio Martini
-Palazzo Colocci: antica residenza gentilizia dei marchesi Colocci. Così come appare oggi, il palazzo è la risultante di una serie di interventi realizzati nei secoli XVI e XVII. Nel palazzo hanno vissuto gli ultimi discendenti di Amerigo Vespucci e all'interno dello stesso è ospitata la Casa Museo Marchese Adriano Colocci Vespucci
-Palazzo Balleani: è un esempio di rococò locale, venne realizzato a partire dal 1720 su disegno dell'architetto romano Francesco Ferruzzi. Sull'elegante facciata, dagli spigoli arrotondati, c’è una caratteristica balconata rococò con ringhiera in ferro battuto sorretta da quattro possenti telamoni, realizzata nel 1723 dal ravennate Giovanni Toschini.
-Piazza Federico II: è la piazza più importante della città, tutta racchiusa tra edifici nobiliari e il Duomo. Sorge sul luogo del Foro romano, all'incrocio fra il Cardo e il Decumano massimi. Sono state ritrovate anche le fondamenta degli edifici che la cingevano, come quelle del Teatro, delle Terme e della Cisterna. Dopo le devastazioni barbariche vi sorse la prima cattedrale cristiana di Jesi.
-Palazzo Ripanti: si estende per tutto il fronte meridionale di piazza Federico II e costituisce un complesso residenziale tra i più vasti della città. Il nucleo originale, risale al XV secolo e venne ampliato successivamente fino a congiungersi con l'attuale facciata. Il palazzo passò nella seconda metà del XIX secolo alla Curia vescovile che lo ha adibito prima a Seminario diocesano e attualmente a sede del Museo diocesano
-Teatro Pergolesi: venne costruito nel 1790, in un'area occupata da piccole botteghe in Piazza della Repubblica, allora "della Morte”. Fu inaugurato nel 1798, in piena occupazione francese, con due opere del Cimarosa che vennero cantate dal soprano pesarese Anna Guidarini, madre di Gioachino Rossini
-Palazzo Pianetti "in Terravecchia": fu costruito alla metà del Settecento ed è un capolavoro del rococò italiano. La lunghissima facciata è aperta da cento finestre, mentre sul lato posteriore vi è un bellissimo giardino all'italiana. All'interno è ospitata la pinacoteca, di grande rilievo sono alcune pitture di Lorenzo Lotto
-Arco clementino: è un arco trionfale eretto nel 1734, su progetto dell'architetto Domenico Valeri, in onore di papa Clemente XII degli Orsini. Fu un gesto di omaggio verso il pontefice che si era reso benemerito per l'abolizione del dazio sul grano e la sistemazione della strada che collega Nocera Umbra con l'Adriatico e che venne chiamata, da allora, "Clementina" (l'attuale Statale 76). L'arco costituisce il punto focale del lungo asse prospettico e fortemente scenografico del Corso settecentesco oggi intitolato a Giacomo Matteotti
- Duomo: dedicato a San Settimio, fu costruito tra il XIII e il XIV secolo ad opera di Giorgio da Como, e modificato tra il 1732 e il 1741 da Domenico Barrigioni. Della vecchia costruzione rimangono, all'interno, i due leoni-acquasantiere già facenti parte del portale della chiesa. Il campanile, che caratterizza il profilo urbano, è opera del locale Francesco Matellicani, che lo eresse nel 1782-84 ispirandosi a quello vanvitelliano del Santuario della Santa Casa di Loreto.
Per ulteriori approfondimenti vi consigliamo di visitare le seguenti pagine web:
http://www.turismojesi.it
http://www.comune.jesi.an.it
LA SQUADRA DI CALCIO:
Anno di fondazione: 1927
Campo di gioco: stadio Pacifico Carotti
colori sociali: bianco e rosso
La Jesina nasce il 15 marzo 1927. Il primo campionato, torneo di III Divisione paragonabile all’attuale Eccellenza, vede la Jesina esordire con un rotondo ed inconsueto 6-6 sul campo del Fano.
Nei primi anni 30 la Jesina gioca il torneo di I Divisione, più o meno l’attuale legapro ed incontra compagini di “nome” quali Venezia, Vicenza, Udine, Padova, Treviso e Mantova. Dopo 7 anni ininterrotti in I Divisione ecco le prime delusioni; la stagione 1939-40 finisce con un ritiro anticipato dal campionato, dopo il rovescio casalingo subito contro l’Arezzo per 0-4. È il 17 marzo del 1940; una settimana dopo la squadra è attesa a S.Giovanni Valdarno, ma invano. Ha rinunciato alla trasferta ed alla prosecuzione del campionato, l’Italia sarà in guerra dopo meno di tre mesi… Finita la guerra la Jesina rinasce dalle sue stesse ceneri ed il ritorno in serie C è immediato. Dopo due buone stagioni e varie riforme dei campionati la Jesina conosce la retrocessione in eccellenza, ma una volta tornata in IV Serie sarà presente per 22 anni consecutivi tra serie C e serie D. Al termine del campionato 1975-76 i biancorossi sprofondano nei campionati regionali. Occorreranno tre anni di fila in Promozione per rivedere il sereno. Nasce una nuova società, che si potenzia anno dopo anno, la Jesina torna in serie D alla fine del campionato 1978-79, e dopo due anni arriva il momento della C2 conquistata ai tempi supplementari dello spareggio contro il Riccione del 7 giugno 1981 disputatosi ad Arezzo. Tre anni tra i professionisti ed arriva la promozione in C1 nella stagione 1983-84.
Segue un ventennio pieno di alti e bassi: alcuni anni in C2 nell’anonimato fanno da preludio al fallimento societario del 1991 che riporta i biancorossi in Eccellenza. Dopo tre anni di inferno la Jesina rivede la serie D conquistando la promozione nella stagione 1993-94. Nel 2004, ad un passo dal fallimento, la famiglia Bocchini ha rilevato la proprietà della Jesina, garantendo un futuro al calcio cittadino e restituendo ambizioni e credibilità alla società biancorossa. Dopo una finale di play off persa con la Vigor Senigallia ed un secondo posto nel campionato di Eccellenza 2005-06, il nuovo progetto si è aperto ad altri imprenditori jesini che , sotto la guida del Presidente Marco Polita, hanno saputo portare in società idee e risorse nuove.
Il campionato 2007-2008 si è concluso con il secondo posto in campionato, la successiva stagione 2008-2009 è culminata con la vittoria della prima Coppa Italia della storia della società biancorossa, dopo la vittoria nella finale di Fermo con il Piano San Lazzaro. La stagione 2009-2010 vede la vittoria dei play off regionali e il conseguente ripescaggio in Serie D.
Al primo anno i Leoncelli riescono a concludere il campionato al quinto posto qualificandosi per i play off, dai quali vengono estromessi in semifinale dal Teramo, mentre nella quattro stagioni successive raggiungono una salvezza tranquilla vincendo nel 2013-14 la speciale graduatoria "Giovani D Valore" che premia le società della LND che fanno maggior uso di giovani del vivaio.
LO STADIO
Lo Stadio Pacifico Carotti sorge in prossimità di un preesistente impianto inaugurato nel 1932. Nel 1984, in occasione della promozione in serie C1, lo stadio fu sottoposto a una completa ristrutturazione: fu aggiunta una curva, capace di contenere 1.500 spettatori e furono ricostruite le due gradinate principali. La capacità dell'impianto fu così portata a 5.000 posti. In quell'anno lo stadio registrò il tutto esaurito in occasione del derby contro l'Ancona.
Nel dicembre 2000, infine, lo stadio fu intitolato alla memoria di Pacifico Carotti, ex sindaco di Jesi e presidente della Jesina.
(foto della tribuna centrale)
Lo stadio dista due ore (circa 190 km) dall’antica e nobile. E’ raggiungibile tramite A14 uscendo ad Ancora nord, procedendo sulla SS 76 in direzione aeroporto e prendendo l’uscita 18 Jesi Est.L’ingresso del settore ospiti, ai quali è riservato il settore distinti, è situato in via Gianandrea.
PRECEDENTI:
Il Chieti ha la possibilità domenica di riscattare la roboante sconfitta dello scorso anno quando uscì dal Carotti con un 4-0 sul groppone.
La precedente visita dei neroverdi in terra jesina è datata 02.12.1990: 1-1 il risultato finale con il vantaggio neroverde firmato da un bolide di Vincenzo Feola.
Ecco le immagini della sfida:
Al termine di quella fantastica stagione il Chieti fu promosso in C1 mentre i marchigiani, dopo aver perso lo spareggio salvezza contro l’Altamura (partita disputatasi sul terreno del Guido Angelini) non si iscrissero al campionato e ripartirono dall’Eccellenza. Il gol di Vincenzone Feola fu anche l’unico messo a segno dai neroverdi nelle sfide di fine anni 80, dopo il ritorno del Chieti in C2; infatti nei tre precedenti relativi alle stagioni 1987-88, 88-89 e 89-90 il Chieti perse 1-0 nelle prime due occasioni e pareggiò 0-0 nel maggio 1990.
TIFOSI
Il movimento ultras comincia a delinearsi a metà degli anni 80 dopo la storica promozione in serie C1; si registra la nascita di diversi gruppi tra i quali ricordiamo gli “Irriducibili Jesi” e gli “Ultras Jesi”. Jesi ha sempre avuto una tifoseria calda ma non molto numerosa, con la città che si divide tra la passione per il calcio e quella per la palla a spicchi.
Il gemellaggio più forte della tifoseria biancorossa è con i tifosi fanesi; nato nel 1986 quello che lega gli Ultras Jesi e Panthers Fano è un rapporto di grande rispetto ed amicizia.
Per quanto riguarda le rivalità, la più sentita è sicuramente con l’ Ancona.
La seconda rivalità per importanza è contro la Civitanovese che, vista la mancanza del derby con l’Ancona da tantissimo tempo, è divenuta progressivamente il derby per eccellenza, soprattutto per le nuove generazioni.
Altre rivalità forti sono contro Samb, Maceratese e Vigor Senigallia, inimicizia sviluppatasi per la vicinanza delle due città.
Tra le rivalità “minori” citiamo Rimini, Pesaro, Gubbio e le abruzzesi Teramo e Giulianova.